Graffiti Writing, Haring, Basquiat

Proprio in quel momento emergeva una seconda generazione di writer come Rammelzee, Koor (A-One), Toxic, John “Crash” Matos, Chris “Daze” Ellis, già avvezzi all’uso di lettere tridimensionali, sfondi colorati e ornamenti figurativi o fumettosi, che sarebbero risultati molto più adatti per il mondo dell’arte.
Nel settembre 1980 la galleria Fashion Moda inaugurò “Graffiti Art Success for America”, una collettiva che coinvolse proprio Crash, Disco 107, Fab Five Freddie, Futura, John Fekner, Kel 139th, Lady Pink, Lee, Mitch 77, Nac 143, Noc 167, Stan 153, Tom McCutheon, Zephyr e molti altri.

John Ahearn, noto per i suoi calchi di persone nere e portoricane disposti lungo la parete e vivacemente colorati, fonda agli inizi degli anni ’80 il CoLab (Collaborative Project Inc.), che avrebbe riunito molti artisti talentuosi, rivendicati da più d’una galleria americana ed europea.
Già nel 1979, la Galleria Medusa di Roma, gestita da Carlo Bruni ospitò una mostra di “Lee” Quinones (membro di quei The Fabulous Five che realizzarono lo storico whole train “Merry Christmas to New York”, un intero convoglio della metropolitana dipinto da cima a fondo), conferendo ai graffiti un internazionale riconoscimento quale forma artistica, che ebbe eco in tutta Europa.
Carlo Bruni, presentando la mostra di Lee, scrisse “A chiunque che si occupi di pittura e che abbia sostato nel Subway di New York, vedendo sfrecciare davanti agli occhi le carrozze dipinte, non possono non essergli venuti in mente quadri come Stati d’animo, gli Addii di Boccioni”.

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